Lo Spiritismo in Italia
STORICO DELLO SPIRITISMO IN ITALIA
Nell 1855, il potentissimo medium inglese Daniel Dounglas Home (1833/1886), malato di tisi, è costretto a venire in Italia, a Firenze, per ragioni di salute. I fenomeni prodotti dall’Home sono strabilianti. È l’unico medium, o uno dei pochi, ad operare in piena luce e senza mai andare in trance. Le sue levitazioni, controllatissime, sono rimaste famose e culminarono con quella del 13 dicembre 1868 quando, alla presenza di Lord Adare, Lord Lindsay e del capitano Wynne, uscì levitando da una finestra di un appartamento del quarto piano per rientrare da un’altra. Numerose anche le materializzazioni: mani che accarezzano i presenti e fantasmi completi, uno dei quali, una volta, prese una fisarmonica e se ne andò in giro fra i presenti suonando. La stessa fisarmonica alla quale l’Home faceva suonare svariate arie popolari tenendola semplicemente con due dita e chiusa in una gabbia metallica. Anche l’incombustibilità fa parte delle sue facoltà, infatti, prendeva a mani nude, direttamente dalla stufa, dei carboni ardenti senza riceverne alcun danno. Anche a Firenze i suoi fenomeni continuano sempre più eclatanti ma atterriscono gli abitanti del luogo che lo ritengono un indemoniato e lo costringono a fuggire.
Ma a questo punto l’attenzione e l’interesse della gente cominciano ad essere stuzzicati e lo spiritismo, secondo la dottrina del Kardec, comincia a fare proseliti. Nel 1870 infatti si contano, in Italia, più di 100 società spiritiche.
Centri e Studiosi
Nel 1863 nasce, a Palermo, la Società Spirituale; Vincenzo Scarpa (Niceforo Filalete) fonda a Torino gli annali dello Spiritismo che dirigerà fino alla morte nel 1898. nel 1937, il professore universitario di Psicologia Emilio Servadio, Giovanni Schepis docente di Statistica e Ferdinando Cazzamallidirettore dell’ospedale psichiatrico di Como fondano a Roma la Società Italiana di Metapsichica (S.I.M.) che viene riconosciuta dallo Stato. Particolarmente attivo è proprio il Servadio che, con il suo prestigio, contribuisce a tenere alto il nome della Parapsicologia italiana partecipando a tutti i convegni più importanti e richiamando, con i suoi interventi, l’attenzione degli studiosi. Nel 1946, una parte dei membri del S. I. M. guidata dal Cazzamalli se ne stacca per dar vita, a Milano, all’Associazione Scientifica Italiana di Metapsichica (A. I. S. M.) ancora attiva mentre la S.I.M. , nel 1955, prende il nome di Società Italiana di Parapsicologia (S.I.P.) che mantiene ancora. Nel 1948 sorge a Bologna il Centro Emiliano di Metapsichica che, nel 1953, si trasforma nel Centro di Studi Parapsicologici (C.S.P.) per iniziativa del ginecologo Enrico Marabini, del dottor Piero Cassoli, del dottor Massimo Inardi e di altri studiosi. Nel 1963 viene fondato il Centro Italiano di Parapsicologia (C.I.P) con il programma di svolgere ricerche scientifiche nel campo della fenomenologia medianica oltre che in quello di tutta la casistica paranormale. A Roma, nel 1960, viene istituita la facoltà di scienze psicologiche e parapsicologiche di livello universitario presso l’Accademia Tiberina. Intanto un giovane studioso, complice una seduta medianica in cui sembra si sia manifestata la madre, perde la sua mentalità di rigoroso positivista per trasformarsi in un convinto spiritista. Nasce così, per il panorama paranormale Ernesto Bozzano (1862/1943). Lo studioso rimane affascinato da queste tematiche, si butta nel loro studio anima e corpo, fonda nel 1899, insieme al dottor Giuseppe Bendano e al giornalista Luigi Arnaldo Vassallo, direttore del “Secolo XIX”, a Genova il Circolo Scientifico Minerva per lo studio dei fenomeni paranormali, al quale aderirono presto il neuropsichiatra professor Enrico Morselli e l’astronomo professor Francesco Porro entrambi dell’Università di Genova e che fu per 4 anni il più importante centro di studi italiano. Famose di questo centro sono le dieci sedute con Eusapia Palladino, dal 17 maggio all’8 giugno 1901 con fenomeni talmente eclatanti di materializzazione, levitazione e telecinesi da convincere dell’attendibilità dei fatti lo scetticissimo Morselli. Nel 1922, decide di dedicarsi completamente allo studio del paranormale. Riprende da Rober Dale Owen e userà per tutta la vita il metodo dell’Analisi Comparata e la convergenza delle prove. Comincia lo studio analitico di tutti i casi che riesce trovare, inizia a raccoglierli e catalogarli sistematicamente diventando, in breve tempo, il più importante e preparato esponente dello Spiritismo scientifico prima in Italia e poi in Europa. La sua produzione letteraria, di oltre 15000 pagine fra libri ed articoli, è considerata di enorme valore teorico a livello mondiale e costituisce la base dell’immensa biblioteca che diventerà poi la Biblioteca Bozzano – De Boni, una delle più vaste del mondo del settore. Gastone De Boni (1908/1986) fu legato da fraterna amicizia col Bozzano e, alla morte di questi, ne ereditò l’enorme biblioteca che constava, allora, di circa 10000 volumi. Medico e metapsichista, italiano comincia ad interessarsi di Parapsicologia nel 1923. nel 1924 entra nell’orbita della gloriosa rivista “Luce e Ombra” nata nel 1900 e ancora oggi, più attiva che mai, ritenuta la più importante d’Italia nel campo del paranormale. Nel 1941 pubblica il primo libro di Parapsicologia in Italia. Nel 1948 viene nominato membro della S.P.R.. Studioso infaticabile, caparbio, assolutamente obiettivo e spiritista convinto studia i più importanti medium europei sperimentando e documentando eccezionali fenomeni che poi riporterà nei suoi libri: “L’uomo alla conquista dell’anima” e “Metapsichica: scienza nell’anima”. Dirige “Luce e Ombra” fino alla morte, quando lo sostituisce, nella cura della biblioteca, ormai diventata un vero punto di riferimento per tutti gli studiosi del mondo e nell’impegno costante e disinteressato della direzione della rivista, Silvio Ravaldini, autore del volume “Realtà e Mistero” dove testimonia gli straordinari fenomeni paranormali verificatisi nella sua casa e di numerosissimi articoli ed interventi nei principali convegni e che, con grande abnegazione, dirige ancora.
Medium a effetti fisici
Frattanto nello scenario del paranormale italiano cominciano ad apparire medium ad effetti fisici con facoltà tali che nulla hanno da invidiare ai vari Home, Cook, Kluski ecc.
Eusapia Palladino.
Nel 1872, in una seduta tenuta a Londra, allo spiritista napoletano Enrico Damiani viene rivelato che a Napoli vive una medium eccezionale della quale gli viene fornito nome ed indirizzo. Viene così scoperta Eusapia Palladino, la più famosa medium italiana del primo 900. il Damiani la prende sotto la sua protezione, ne sviluppa metodicamente le facoltà e la porta a Roma presso la società romana di Spiritismo. La Palladino (1854/1918) nasce da genitori umilissimi a Minervino Murge (BA) e sembra che la sua medianità sia dovuta alla serie di traumi subiti da piccola: la mamma muore poco dopo averla data alla luce; a un anno cade fratturandosi l’osso parietale; a otto anni assiste all’assassinio del padre ad opera di briganti. La sua medianità si rivela ben presto ma è con la conoscenza del Damiani che esce allo scoperto e diventa famosa. I suoi fenomeni sono tra i più eclatanti: levitazioni, colpi, materializzazioni, telecinesi, calchi medianici, campanelli che volano nell’aria squillando e melodie suonate da strumenti inesistenti. Nel 1886 avviene un altro incontro decisivo: quello col medico napoletano Ercole Chiaia e lo scrittore Federico Verdinois. Nel 1888 Chiaia sfida con una lettera aperta lo psichiatra ed antropologo Cesare Lombroso, contrario ad ogni fenomeno paranormale, che nel 1891 accetta la sfida. I fenomeni sono tali che il Lombroso, dopo aver visto tra l’altro un grosso mobile levitare a tre metri di distanza dalla medium, confessa: “Sono tutto confuso e mi rammarico per aver combattuto con tanta ostinazione i fatti detti spiritici. Eusapia diventa famosa in tutta Europa, le sedute si susseguono, i fenomeni diventano sempre più eclatanti. Si esibisce a Milano alla presenza del Lombroso (che in seguito abbraccerà addirittura la fede spiritista), del Richet, di Aksakov e dell’astronomo Schiaparelli; a Varsavia con Ochorowicz e numerosi medici e scienziati; a Marsiglia con il Richet, il Lodge, il Myers, il Sidgwick, l’Ochorowcz; lo Schrenck – Notzing; a Parigi e Pietroburgo con il Flammarion, il Derochas, il Richet, e il Flournoi. Viene studiata a Genova al Circolo Minerva, da Ernesto Bozzano dove l’incredulissimo Enrico Morselli, neuropsichiatria, si arrende all’evidenza.
Linda Gazzera.
Linda Gazzera viene scoperta e studiata, nel 1910, dal dottor Enrico Imoda. La Gazzera produce in trance e al buio completo, fenomeni di telecinesi, apparizioni luminose ma soprattutto materializzazioni parziali e complete. Una serie di fotografie prese col magnesio sono tra le più belle della casistica paranormale. Viene studiata, oltre che dall’Imoda, in casa della marchesa Ruspoli a Torino anche dal Richet, dallo Schrenck – Notzing e dalDefontenay. I controlli vengono fatti dagli studiosi tenendo completamente bloccata la medium che, durante la trance, rimane assolutamente immobile facilitandoli. In queste condizioni vengono prodotti arti materializzati che accarezzano i presenti. Come abbiamo detto le sedute avvenivano nel buio più completo, ma quando la materializzazione era avvenuta, si udiva un segnale e veniva scattata la foto. Molte delle sue produzioni sono bidimensionali e questo può far sorgere qualche dubbio sulla loro genuinità perché si può supporre trattarsi di ingrandimenti fotografici portati, in seduta, dalla medium di nascosto. Questa ipotesi viene assolutamente scartata dal Richet e dagli altri studiosi innanzitutto perché la Gazzera veniva spogliata e controllata completamente dalla Ruspoli e poi perché molte delle materializzazioni sono tridimensionali come normali figure umane.
Marchese Carlo Centurione Scotto.
Arriviamo al 1927 quando, a causa della tragica perdita del figlio Vittorio, esplode la medianità, potentissima, del marchese Carlo Centurione Scotto (1877/1958). La sua medianità, caso unico nella storia della metapsichica, dura solo 3 anni: dal 1927 al 1930, ma si esprime in quasi tutta la fenomenologia classica e sempre ai massimi livelli: voce diretta (la guida Cristo d’Angelo si manifestava sempre con questo mezzo con una voce potentissima in dialetto siciliano) si sentivano inoltre voci che parlavano in latino, spagnolo, tedesco e vari dialetti italiani; precognizione ma soprattutto apporti straordinari, in genere da altre stanze del castello: un’alabarda di oltre 2 metri di lunghezza, uno spadone, una pistola, un quadro ecc.. Ma i fenomeni più sconcertanti erano i tentativi di smaterializzazione e materializzazione del medium stesso culminati con la sparizione del marchese e il suo ritrovamento, dopo ore di ricerche, in una stanza chiusa a chiave, vicino alle stalle del castello dove fu trovato disteso su un mucchio di fieno e profondamente addormentato.
Gustavo Adolfo Rol.
È di questi ultimi decenni, invece, la fama di Gustavo Rol, forse il più grande e poliedrico sensitivo italiano. Viveva a Torino, pittore apprezzato, non si esibiva mai per lucro e si dedicava con assoluto disinteresse a coloro che soffrivano fisicamente e moralmente. Contrario allo Spiritismo, riteneva le sue facoltà l’espressione di uno “Spirito intelligente” proprio dell’uomo. La sua fenomenologia variava dalla scrittura diretta alla pittura diretta, alla materializzazione e smaterializzazione di oggetti, dalla chiaroveggenza alla lettura in libri chiusi. Ma dove gli spettatori, sempre selezionati fra studiosi, medici, giornalisti, ma ai quali non permetteva mai nessun controllo, rimanevano assolutamente sbalorditi e sconcertati era quando Rol manipolava le carte da gioco. “Manipolare” è un modo di dire perché lui non toccava mai i mazzi di carte, assolutamente sigillati e che erano portati in seduta sempre dai presenti. Eppure le carte sembravano ubbidire docili ai suoi comandi, a volte solo mentali, come creta alle mani del modellatore. Cambiavano colore, seme; si trasformavano da un mazzo in un altro con dorso diverso, a volte un mazzo normale si trasformava in 52 carte di un unico seme e valore. Per far capire l’impatto di questi “semplici” esperimenti sui presenti ne voglio riportare alcuni. Ecco il primo, lo rilevo dal volume “Rol, il Mistero” di Renzo Allegri. Parla Rol:
“Di questi tre mazzi di carte che avete comprato voi e che io come potete constatare, non ho mai toccato, apritene due; scegliete otto o nove carte dal primo, altre otto o nove dal secondo e allineatele per formare due numeri di otto o nove cifre (le figure valgono “zero”). Questi due numeri saranno il moltiplicando e il moltiplicatore. Le prime carte del terzo mazzo, quello che è ancora sigillato e che rimarrà sigillato vi daranno il prodotto”. Eseguimmo i suoi ordini. I due fattori furono formati in collaborazione tra i più scettici della serata. Riuscimmo ad eseguire la non facile moltiplicazione. Quando fummo tutti concordi sul prodotto, Rol disse nell’aria qualche parola di cui solo lui sa il segreto; parole nelle quali abbondano le “A” e le “O”. ma improvvisamente si contrasse. “C’è un guaio” disse: “Nel prodotto ci sono sei “sei”. Tutti sanno che di “sei” in un mazzo non ce ne possono essere che quattro: “sei” di quadri, “sei” di fiori, “sei” di cuori e “sei” di picche. “Non importa” disse Rol “aprite pure il pacco”. Le prime diciassette carte, allineate nel nuovo ordine che avevano assunto nella scatola, davano il prodotto della moltiplicazione. In altre parole, all’interno della scatola “sigillata” le carte, che in una scatola intatta sono disposte in ordine crescente (asso, due, tre, ecc.) si erano disposte in un altro ordine, un ordine obbediente ad una logica matematica. Non solo, ma… C’ERANO SEI “SEI”, CIOÈ DUE IN PIÚ DI QUELLI CHE NORMALMENTE SI TROVANO NEL MAZZO. Da dove erano arrivate quelle due carte in più?
Secondo esperimento, rilevato dallo stesso volume. Una sera, in casa di amici, Rol aveva invitato un giovane violinista povero al quale aveva regalato un violino. Il violinista suonò “LE STREGHE DI PAGANINI”. “Bravo” gli disse Rol “avrai un premio. Prendi un mazzo di carte e vallo a nascondere dove credi, due o tre stanze più in là. Chiudilo in un cassetto e metti in tasca la chiave. Poi torna qui. Ora, in un altro mazzo, scegli una carta”. Il musicista eseguì. “Vai a prendere l’altro pacco” gli ordinò Rol. Quando il giovane tornò col pacco sigillato gli disse: “Aprilo e cerca la carta corrispondente a quella che hai scelto nell’altro mazzo”. Sulla carta c’era scritto: “Più lenta la prima parte”. Nessuno poteva prevedere che il violinista avrebbe suonato “le streghe”, né indovinare quale carta avrebbe scelto; i sigilli dell’altro mazzo erano intatti. Tuttavia un avvocato, incoraggiato dalle signore presenti, disse: ”Il trucco c’è ma non si vede”. Voleva dire che il giochetto di manipolazione si era svolto secondo una precedente preparazione. E per confondere Rol, propose: “Il violinista potrebbe ripetere il pezzo, più adagio e vedremo che cosa scriverà Paganini”, aggiunse con ironica sfida. Si aspettava che Rol, non prevedendo questo imprevisto, e non avendo perciò potuto preparare in precedenza una seconda parte dell’esperimento, si dichiarasse battuto. “Suonalo di nuovo” ordinò Rol al giovane violinista e pregò lo scettico avvocato di andare a riporre un secondo mazzo in un nascondiglio di sua scelta. Poi gli disse: “Scelga una carta; la guardi bene e vada a prendere l’altro mazzo. Quando l’avvocato tornò, aprì personalmente il pacco. Sulla carta corrispondente a quella scelta, era scritta la famosa frase di Paganini: “PAGANINI NON RIPETE”.
Il terzo caso lo rilevo dal volume “Oltre l’Umano: Gustavo Adolfo Rol” di Giorgio di Simone e ne fu protagonista Federico Fellini che lo narra personalmente a Dino Buzzati il quale lo riporta sul Corriere della Sera del 6 agosto 1965:
“Mi fa scegliere una carta da un mazzo. Era, mi ricordo, il “sei di fiori”. Prendila in mano, mi dice, tienila stretta sul tuo petto e non guardarla. Ora in che carta vuoi che la trasformi? Io scelgo a caso. Nel “dieci di cuori” gli dico. Mi raccomando, ripete lui, tienila ben stretta e non guardarla. Lo vedo concentrarsi, fissare con intensità spasmodica la mia mano che tiene la carta. Intanto io penso: perché mai non devo guardare? Sì! Me l’ha proibito, ma il tono non era troppo severo. Che me lo abbia detto apposta, per indurmi a trasgredire? Insomma, non resisto alla tentazione. Stacco un po’ la carta dal petto e guardo. E allora ho visto… ho visto una cosa orrenda che le parole non possono dire… la materia che si disgregava, una poltiglia giallastra e acquosa che si decomponeva palpitando, una amalgama ributtante in cui i segni neri dei fiori si disfacevano e venivano su delle venature rosse… a questo punto ho sentito una mano che mi prendeva lo stomaco e me lo rovesciava come un guanto. Una inesprimibile nausea… e poi mi sono trovato nella mano il “dieci di cuori”.”. Sconcertante vero? Ma per Adolfo Gustavo Rol, assolutamente normale.